La paura. Penso a questo tipo di istinto come impulso ad una reazione di auto difesa. Come se la nostra mente mandasse segnali a tutto nostro corpo per anestetizzarlo. Le reazioni quindi diventano inconsce per la maggior parte dei casi. Noi stessi ci poniamo uno stato “mentale” differente. La visuale del mondo e la percezione che abbiamo delle cose abitualmente cambia. La paura intesa in “generale”. Causata dall’esterno, di condizione o di stato (mentale) costante di un individuo.

 

L’opera proposta è il ricordo o il richiamo di una lapide. Una targa di marmo bianco di Carrara. Inciso è il mio nome di battesimo e la mia data di nascita. Una sdrammatizzazione. Al contempo una riflessione drammatica sulla società: passata e presente. Un doppio significato delle “ss” del mio nome che si sovrappongono rappresentando il simbolo che per il Buddismo rappresenta il sole.

 

Note storiche: Successivamente adottata come simbolo del partito nazista. Di conseguenza, con i nazisti al potere, divenne il simbolo della Germania, esercito compreso. Anche se molti ufficiali di lunga tradizione militare (prussiani, e di famiglie nobili), non vedevano Hitler di buon occhio. Le SS poi furono un corpo speciale aggiunto, fedelissimi ad Adolf, fanatici e feroci.

 

Il “V.I.P.” che richiama il “R.I.P.” che solitamente si incide sulle tombe. Il numero lungo “14-10-1979” ricorda il numero tatuato degli ebrei. In realtà è la mia data di nascita.

Una targa commemorativa per uno stato sociologico discutibile. Un dramma passato confuso un simbolo di una religione Buddista. L’abbreviazione del V.I.P. che tradotto significa “very important people” causando distinzioni e grandi differenze tra le persone. La fama da importanza; questo è il concetto che ci vende la società di oggi. A mio parere la fama non da importanza ad una persona. La data di nascita come data commemorativa si confonde appunto con dei numeri anonimi per gli altri ma significativi solo per alcuni e per me.

 

Quindi la paura più comune che accomuna tutti. Il non sapere e non conoscere cosa c’è dopo. La paura di ciò che noi vediamo come il nostro limite non superabile. Un limite che non si può abbattere. Una “auto ironia” in questo caso personale ma aperta ad un discorso sociologico e politico. Presente e passato.

Come se ogni istante, ogni secondo della nostra vita fosse una battaglia anestetizzando ciò che tutti attendiamo.

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SENZATITOLO

2010, marmo di Carrara inciso, vernice 80 cm X 60 cm