Sans Commenter, ovvero “la sindrome delle gambe senza riposo”. Con tutte le conseguenze che questo comporta. È solo un video, ma a ben guardare non lo è. Non si concede, e non ci concede, nemmeno il “lusso” di essere stato filmato. È di fatto un’animazione: piedi, gambe, torso, sono fotogrammi montati in sequenza serrata con dissolvenze continue ed estenuanti. I particolari anatomici evocano un vasto repertorio iconografico che va dalle crocefissioni, ai martirii, alle deposizioni, alle pietà, partendo da Masaccio, passando per i fiamminghi e i tedeschi Grünevald e Holbein, poi Antonello da Messina, fino, inevitabilmente, a Mantegna, col Cristo morto: un The Morgue ante litteram che ci spara dritti a Serrano. Questa sovrabbondante e impegnativa mole di riferimenti iconografici, si coagula, di contro, nella cruda essenzialità e semplicità del film d’animazione, che, a questo punto, diventa una precisa, quanto necessaria, scelta linguistica. Nessuna concessione, né formale, né tantomeno narrativa.
Il film, pensato per il Museo napoleonico, si contestualizza perfettamente nell’ambiente grazie ad un semplice, quanto suggestivo “effetto”, potremmo dire, da cinema muto: la proiezione è, cioè, ritagliata all’interno di un ovale, a suggerire l’uso in voga nella pittura ritrattistica neoclassica e romantica, di inquadrare le tele in cornici ovali. Parallelamente, all’interno di un altro ovale, scorrono su fondo nero, come titoli di coda, le memorie di Napoleone (memorie o testamento?). Dunque, da una parte, membra costrette (dall’animazione) a un continuo movimento, gambe senza riposo, un corpo agitato ed estenuato, delirio senza fine, agonia pre mortem, l’angoscia di un’anima inquieta che non si arrende né al sonno, né alla morte. Dall’altra, la sua epigrafe, come incisa su marmo nero. Il lavoro, così concepito, assume a questo punto, tutta la pesantezza e l’austerità di un monumento funebre neoclassico. E monumentali sono le membra impresse sui fotogrammi.
Dalle suggestioni di Canova, alla Morte di Marat, il ritratto animato e squassato dello spirito di Napoleone tra vita e morte. All’interno del museo. All’esterno, l’angoscia panica e ferina allo stato puro, convulsioni digitali senza fine.
Richard Bruno – Venerdì 13 Aprile 2007