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Il lavoro nasce dal desiderio di confrontarsi con il disagio insito nell’odierna comunicazione tra esseri umani. In questo personale video più di venti personaggi vengono messi alla prova in azioni quotidiane e semplici ed osservati nel loro porsi dei limiti in cose semplicissime. Ognuno di loro rappresenta un punto di contatto con l’autrice, attraverso una frase, un gesto quotidiano, un tic, un modo particolare di sottolineare un’azione. Ne viene fuori il disagio consapevole, la difficoltà che la semplicità ha ad emergere. Una mappatura generazionale che come un diario performativo colpisce con la ripetitività delle azioni che, nella performance richiesta, ognuno ha realizzato.
Antonio Arévalo
ANOTHER FICTION
Galleria VM21 fino all’8 novembre
A cura di Antonio Arevalo
Giulia Caira Jessica Iapino Daniela Papadia
Una collettiva di tre donne lievemente scalate di generazione e impegnate a manipolare un mezzo come il video… Ognuna ne da una sua versione con supporti diversi. Mi è sembrata una mostra che parla di finzione dell’identità… Per Giulia Caira questa identità si frantuma in nove personaggi, interpretati magnificamente da lei stessa, con i loro tic che diventano ansiosi, reiterati, durante una riunione di lavoro, dove ognuno in fondo, trattiene i suoi pensieri, molto distanti dall’oggetto di cui si stanno occupando. Il tutto in nove schermi distinti da ascoltare con le cuffie. Per Daniela Papadia,si tratta di una proiezione a muro molto avvolgente che ritrae persone che si muovono nell’acqua. Papadia, che usa molto la pittura nel suo lavoro, trascina i corpi di persone e identtà in acqua dove tutto cambia. Infine Jessica Iapino, la più giovane delle tre, che svela con una frammentazione simultanea di personaggi diversi una tendenza oggi fortissima come quella del rapporto col web e con la cam.. un guardarsi addosso, qualsiasi cosa si stia facendo.
Claudia Colasanti