Camera mossa, inquadrature dall’alto, immagini in bianco e nero che scorrono con lo stesso ritmo energetico della musica, impegnata a inseguire i piedi di qualcuno che gioca “candidamente” a campana. Ma al posto della tradizionale campana, il gesso traccia la forma di una molecola: quella dell’eroina…

FILM

video mono canale, 03:20”  |  DVD PAL 4:3  |  scritto e diretto da Jessica Iapino  |  giocatore Fabio Carcangiu  |  direttore della fotografia Gianluca Bombardone  |  montaggio Federico Rosella  |  musica Alessio Moncelsi  |  A Bloomer Production © novembre 2004

PHOTO

HERO

inhibiting empire, 200 cm X 25 cm  |  Od-ASIS, 120 cm X 75 cm  |  Ad-diction, 120 cm X 75 cm  |  you-did-this-to-yourself, 120 cm X 110 cm

use-once-and-destroy, 120 cm X 60 cm  |  High-way, 120 cm X 80 cm

street-game, 120 cm X 120 cm – collezione privata SEAT Pagine Gialle Torino

 2004, stampa su DiBond

MAKING OF

2004, street-game (HERO)

“LA 25° ORA” IL CINEMA ESPANSO

2006, trasmesso durante una puntata su LA7, presentato da Paola Maugeri

SHOW

BRAINFLUSH & THE LAST SUPPER

2004/2005, alluminio, plexiglas, liquido blu, sacchetti di eroina – dimensioni variabili

CRITICS

“HERO”

 

“Perché non può fare a meno di narcotici, signor Lee?” è la domanda posta normalmente dagli psichiatri stupidi. Si può solo rispondere: “Ho bisogno della droga per alzarmi dal letto al mattino, per radermi e far colazione. Ne ho bisogno per rimanere in vita.”

La scimmia sulla schiena 1953 – William Burroughs

 

“Faccio il curatore nel reparto musei del dipartimento ricreativo dell’Ente Distrettuale”… “Vado a cercare nella spazzatura le cose che la gente butta via e le ripresento come testimonianze storiche autentiche della vita quotidiana dei lavoratori”.

Trainspotting 1993 – Irvine Welsh


 

Forse sono arrivata a leggere in ritardo Trainspotting di Irvine Welsh. Leggere un libro quando un film così drammaticamente bello ne consacra la gloria non mi attira, quasi mai. Potere dell’immagine sulla parola scritta. Il caso ha voluto che, in tale circostanza, ho incontrato questa giovane artista, Jessica Iapino, sia anagraficamente sia poeticamente “giovane sul serio”. Un caso come tanti, un flash per dirlo con le parole di chi l’eroina la usa, un caso oggettivo per dirla con le parole di André Breton; questo mi fa pensare che alcuni aspetti di una certa cultura libertaria, alcuni drammi sociali che di questa cultura beat ne hanno determinato gli epiloghi sono ancora così attuali e certamente stratificati nelle nostre “derive”. Potere all’immaginazione: bisogna immaginare prima di trovare.

Al giorno d’oggi le droghe assumono aspetti di vario genere: quelle sintetiche stanno alle mass – mediatiche come le oasi allucinogene stanno agli imperi inibitori delle coscienze. Equivalente dire, in termini un po’ blasfemi, che una certa arte leccata, stupefacente “digitale”, “veleno” politicamente corretto è tale quando distoglie dalla realtà sporca e cattiva, quando libera o nega allo sguardo l’incontro percettivo con un’immagine scomoda e piena di senso. È già stato detto, il fotografico è presenziale, mette in discussione la libertà pura della coscienza, il concetto di creazione; senza falsi pregiudizi e ipocriti moralismi, l’eroina è un aroma perfetto per questa forma di presentificazione. L’artista la utilizza come cartina tornasole per argomentare alcuni temi “visionari” come la perdita di libertà dell’individuo, lo svuotamento dell’immagine, l’ironia e il paradosso linguistico. Pratica di superficie la rielaborazione digitale e infatti l’artista ne sceglie la tecnica più materica: la lastra ruvida – stampa diretta su alluminio bianco – tecnica più plastica proprio perché come scultrice si forma Jessica, legando la tecnica ad una precisa concezione dell’immagine. L’artista questi argomenti ce li sbatte in faccia, se pur non ci nega un’ipotesi di salvezza: il suo soggetto umano ha le mani legate ma tenta un volo angelico di liberazione, gioca a campana sulla molecola dell’eroina. Cosa ci vuol dire: che la droga è stata l’unica risposta al vuoto esistenziale in cui si è dibattuta la società o almeno una parte di quella più estrema e arrabbiata? Nulla di consolante: l’arte non lo è mai, usa dei codici già codificati, in questo caso a volte criptati, altre volte decodificati quando il “segno è già strutturato dall’inconscio tecnologico del mezzo”, dall’inconscio sociale e dall’invadenza della motivazione personale. Tutti questi elementi, che nascono attraverso il mezzo fotografico, si strutturano secondo una forma profonda del simbolo.

Confrontarsi con un tema così violento, sporco, capitale come quello dell’abuso della droga – anche se non sono certa che proprio di questo si tratti – è un impegno difficile da sostenere e Jessica Iapino lo ha fatto nel modo in cui questa generazione artistica agisce, attraverso l’uso libero di diversi linguaggi che suggerisce da un lato un’estrema prudenza e dall’altro la complessità del fare artistico contemporaneo. Giovane eroina Jessica Iapino – cedendo al gioco di parole – che si confronta, e quindi si allucina, con un problema formale e emozionale dell’immagine digitale che raffredda, per sua natura, il discorso sul reale. È per questo motivo che l’artista aggredisce con lo scratch e rinomina il “veleno digitale”, intervenendo con la graffiatura, i giochi di parole, i titoli didascalici che evidenziano un certo uso dell’immagine, per cui la verosimiglianza dell’oggetto innesca una catena metonimica di significati in bilico fra il vero e il verosimile. Per chi di “quella roba” non si è fatto mai e può solo immaginarne l’effetto, l’immagine fotografica in fondo non è altro che un’analoga sostanza semi-sintetica, i cui effetti diventano stereo-reali; e se la droga è (stata) un fenomeno di costume e di ipotesi di salvezza dall’annichilimento delle coscienze, il richiamo di Hero viaggia sull’onda di una disintossicazione formale dall’effetto devastante dell’immagine vuota di senso. Le nuove generazioni raccolgono questa distonia fra il desiderio di interazione con il reale vissuto e la trasposizione in immagine di una dimensione stereoscopica, tridimensionale, “stereo” dell’esperienza percettiva. Pertanto l’artista passa da una forma espressiva all’altra, dal fotografico, più intimamente connesso alla sfera del privato, al video in presa diretta che, al tempo stesso, verbalizza un problema pubblico, sociale, collettivo attraverso i rimandi narrativi fra le immagini in movimento e la struttura fissa degli stills e dell’installazione. Alla fine del percorso di Hero, l’artista tenta di presentare l’eroina e i tanti flash che produce in modo pulito, dignitoso, ci fa un po’ il lavaggio del cervello – altro gioco di parole, brainflush che sta per brainwash, – il suo compito (e anche il nostro) è quello di lasciare allo spettatore la libertà del gioco e dell’immaginazione. Jessica non inquadra mai il volto del suo personaggio-tipo per creare un disinteresse affettivo verso il soggetto: qui si parla non di chi si fa ma di chi si obnubila fino alla perdita di coscienza, in senso ampio; si parla di tutte quelle accezioni che l’intossicazione (reale o virtuale) assume, casualmente in linea con il senso dell’installazione dal colorito bluastro, costruita secondo una precisa architettura dello spazio. Liberazione o morte, laccio emostatico o catena, l’installazione parla di salvezza eppure si presenta con il colore della morte. L’intervento dall’overdose di immagini è prontamente assegnato ad un mezzo antagonista, distante, terapeutico: l’immagine fissa. La foto. Questa è la dose della mostra. Ironia e paradosso non sono mai pratiche di superficie (Fernando Pessoa).

 

Paola D’Andrea

SCREENINGS

2009 ADRENALINA – Ex Mercato Ebraico del Pesce, Roma – Italia

2007 Signale – Project “Ostrale” Ex-Mattatoio, Dresda – Germania

2006 Visionaria ’06 VisionArt, arti visive in movimento Palazzo Appiani, Piombino (Livorno) – Italia

2006 Vidi_FestiVAL06 La Sala Naranja – Valencia (Spagna)

2006 Cortometraggi – La Festa Di Roma – ilCorto.it 2006 Cinema Della Forma, Roma – Italia

2006 Monkdogz Urban Art Monkdogz Gallery, New York City – USA

2006 La 7 – Il Festival dei Corti di 25° Ora Il cinema espanso seconda edizione

2006 MUSAE – Prima Edizione 2006 Museo Urbano Sperimentale D’Arte Emergente – Monferrato Casalese, Alessandria – Italia

2006 La Notte Bianca dei Corti all’Isola del Cinema – ilCorto.it

2006 Videominuto PopTV Programma fuori concorso – Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (FI) – Italia

2006 London Biennale 2006 In Arcadia – The Stables Gallery, Twickenham Riverside, Londra – Gran Bretagna

2006 AXA TV – canale televisivo satellitare da Baia Mare, Romania – International Experimental Film Festival “Carbunari”

2006 Video Island, Rassegna Cinematografica Isola Tiberina, Roma – Italia

2006 Arte del Territorio – Territori dell’Arte Circolo degli Artisti meets Aktivamente – Roma – Italia

2005 WB05 – Web Biennial 2005 – The Biennial on the World Wide Web, Istanbul Contemporary Art Museum

2005 Arte del Territorio – Territori dell’Arte Circolo degli Artisti meet Merzbau – Roma, Italia

2005 International Experimental Film Festival Carbunari 2005 Florean Museum – Baia Mare, Romania

2005 The Berkeley Film and Video Festival 2005 – Berkeley, California – USA

2005 Imaginaria ’05 Festival Internazionale di Cinema Libero – Terza Edizione, Chiostro di San Benedetto – Conversano, Bari – Italia

2005 Bayennale 2005 – International Arts Festival, Artists Television Access (ATA) – San Francisco, California – USA

2005 Fiesta-Spazio Frigo – Merzbau Arte e Cultura – Ippodromo delle Capannelle – Roma, Italia

2005 OUTVIDEO 2005 – 2nd International video-art festival in public spaces – Ekaterinburg, Russia

2005 OBSESSION Gallery X – International audio-video art festival IST II – Istanbul, Turchia

2005 Sociale Digitale – QUBE

2005 Sociale Digitale – Merzbau Arte e Cultura – Galleria Hyunnart – Roma – Italia

2005 Island Art Film & Video Festival – Prenelle Gallery – Londra – Gran Bretagna

2005 MAF ’05 – Thailand 3rd New Media Arts Festival, Bed Supper Club – Bangkok – Tailandia

2005 The Detroit International Film & Video Festival, The Museum Of New Art (MONA) – USA

2005 HERO – Galleria Arturartea, cura di Paola D’Andrea – zona industriale Settevene, Nepi (VT) – Italia

AWARDS

2009 ADRENALINA – Ex Mercato Ebraico del Pesce, Roma – Italia

2005 The Berkeley Film and Video Festival 2005 – Berkeley, California – USA