“Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.”
Nell’etica e nella religione, si parla di peccato come di un atto di violazione dei principi e delle norme morali. Concetto diffuso in varie realtà religiose, in alcune di esse è strettamente legato all’idea di espiazione come unica possibilità di ristabilire l’equilibrio turbato.
I lavori che Davide Dormino e Jessica Iapino presentano in questo inedito allestimento, sono una sorta di visualizzazione dei meccanismi psichici legati al concetto di colpa.
La Croce, esplicita nel lavoro di Dormino, suggerita in quello della Iapino è chiave di lettura del loro processo espressivo. Simbolo stesso di Cristo, congiunzione dell’Orizzontale (umano) e del Verticale (divino), nel lavoro di Dormino diventa martello pneumatico capace di sfondare ogni cosa, catalizzatore e portatore di energia potente. I martelli sono forza demolitrice e smantellante, stantuffi pronti a partire e a diffondere vibrazioni. Sospesi nell’aria da forze opposte, sono croci che sembrano allo stesso tempo innalzarsi e scendere dall’alto scagliate come saette. Il pilastro in mezzo alla stanza, è il perno dell’installazione di Dormino e pare evocare la colonna della flagellazione. Nelle ostie ammuffite l’artista evoca la transustanziazione di Cristo, una presenza effettiva ma contaminata dal tempo e nel tempo. Il suo corpo è lì corrotto dalle frustate degli aguzzini. La muffa ne altera lentamente l’integrità, avanzando in tempo reale, nutrita dall’umidità dell’ambiente e dal fiato dei visitatori. Ma la croce è anche lo strumento di tortura tramite il quale il Cristo è stato brutalmente ucciso e se ne ritrova riferimento (non solo nella forma) nelle cinture di Castità della Iapino che in modo sottilmente ludico ma altrettanto forte, si pongono anch’esse come elemento emblematico.
Mezzo di controllo e costrizione tramite il quale una volontà si impone sull’altra, le cinture si presentano come punto di separazione tra ciò che si è e ciò che si potrebbe diventare. La castità è ricchezza da proteggere o peso da scaricare? Qui l’artista non da facili giudizi, si pone con uno sguardo antropologico limitandosi ad osservare ciò che succede. Appese e colorate diventano giochi sessuali che sembrano uscire da un sexy shop. Le bambole gonfiabili, maschili e femminili sono involucri svuotati che pendono come la pelle michelangiolesca del dannato nel Giudizio Universale. Nel video si ripiegano con cura quasi sacrale, comparendo come un segno della croce. Sono le individualità anonime, le tribù metropolitane omologanti ed omologate. Il sesso è qui assurto come emblema, piacere, tormento e senso di colpa. Elemento di conformità e rottura allo stesso tempo. Visto come punto cruciale di una situazione, passaggio per entrare in una fase altra che a seconda delle influenze culturali, sociali e religiose diventa virtù o colpa. Anche la croce è un mezzo di passaggio, il tramite per il compimento della redenzione, il tramite dalla vita alla morte… e ancora alla vita? Strumento di espiazione della colpa di Gesù per i romani e della colpa degli uomini per i cristiani.
Peccati, peccatori, pene ed espiazioni. Il peso esercitato da questi concetti riesce a determinare pensieri e scelte. Questa mostra vuole essere un piccolo viaggio all’interno della nostra coscienza e una riflessione su alcuni meccanismi che la influenzano. Sta ad ognuno di noi trarne le conclusioni.
Loris Schermi