Bring me back­ HIGH nasce dall’idea di interpretare uno stato mentale e fisico di impotenza. Ciò può avvenire nell’istante (lungo o breve) tra il distacco dal corpo. Uno stato di cui non sappiamo molto fino a che non ci si arriva. Un qualcosa che sappiamo che avverrà prima o poi ma non sappiamo cosa e qual è la sensazione che si proverà, se si proverà qualcosa. Quindi è un interpretare, immaginare una parte di vita o dopo vita… Tutto questo in senso più ampio può ritrarre anche un qualsiasi stato mentale vegetativo o momento di pazzia o schizofrenia. Per questo motivo la scelta dello sdoppiamento dall’uomo alla donna e viceversa.

 

Un conflitto psicologico. Un’indecisione, un trovarsi sempre di fronte ad una strada che davanti a noi si sdoppia. Bring me back come fosse una preghiera (riportami indietro) HIGH in alto…

FILM

bring me back_HIGH SHORT VERSION  |  video mono canale, 02:25”  |  DVD PAL 16:9  |  scritto e diretto da Jessica Iapino  |  montaggio Dominga Colonna  |  musica Alessandro Landi  |  A Bloomer Production © giugno 2006

bring me back_HIGH LONG VERSION  |  video mono canale, 03:25”  |  DVD PAL 16:9  |  scritto e diretto da Jessica Iapino  |  montaggio Dominga Colonna  |  musica Alessandro Landi  |  A Bloomer Production © giugno 2006

bring me back_HIGH (LEI)  |  video mono canale, 01:50”  |  DVD PAL 16:9  |  scritto e diretto da Jessica Iapino  |   montaggio Dominga Colonna  |  musica Alessandro Landi  |  A Bloomer Production © giugno 2006

bring me back_HIGH (LUI)  |  video mono canale, 01:50”  |  DVD PAL 16:9  |  scritto e diretto da Jessica Iapino  |  montaggio Dominga Colonna  |  musica Alessandro Landi  |  A Bloomer Production © giugno 2006

bring me back_HIGH/ad alta digeribilità  |  04:55”  |  video ambientazione al magazzino “Le Gallinelle” showreel dell’intervento site-specific  |  L’UNION Arte Contemporanea in co-produzione con fondazione VOLUME!  |  A Bloomer Production © maggio/giugno 2008

PHOTO

BE AWARE OF YOUR_VITAL SIGNS

2007, foto di produzione dal set bring me back_HIGH

SHOW

BRING ME BACK_HIGH

ad alta digeribilità

2008, magazzino ex-convento Le Gallinelle Roma

CRITICS

ad alta digeribilità

 

Piramide

 

Cellula

Tessuto

Organo

Sistema

uomo

 

Parlando di un uomo i cui processi endogeni rispecchiano una storia stratificata, immagino un uomo al vertice di una biologica composizione piramidale: uomo meno sistema, meno organo, meno tessuto, meno cellula.

Penso ad una storia come “sovrapposizione”, anziché prodotto di componenti non distinguibili.

Penso ad una storia solida, non liquida.

Penso ad un uomo concettualmente strutturato di un sistema cardio-vascolare, nervoso e muscolare, sottratto da ulteriori strati epidermici a sottolinearne un’espansione motoria legata alla vita, come illusoria sopravvivenza, contrapposta ad una lenta stasi paradossalmente connessa alla morte.

Penso a suddivisioni di momenti, trapassi di stato, scomposizioni di corpo e mente legati ad omeostatici equilibri di pensiero-movimento, assimilazione-comportamento.

Ad alta digeribilità è una teoria che discute gli stati di limite del corpo nelle sue sane ricezioni, assimilazioni e comunicazioni da una parte, negli stati di impotenza e malfunzionamento dall’altra e nelle reazioni psicomotorie come fusione finale.

C’è una successione temporale che determina gli scambi di questi trapassi, tramite un propedeutico passaggio di morte, sofferenza e vita, in un ascetico percorso di stratificazione mirante al raggiungimento del benessere.

Obiettivo del progetto è mettere in luce il tentativo odierno di occultare, tramite un’ipercelebrazione dell’estetica comportamentale, un immutato e ancestrale meccanismo interiore che determina, almeno in parte, le condotte sociali e connesso oggigiorno alle grandi contraddizioni del benessere di alcuni e del malessere di molti altri tramite la metafora del corpo, le sue biologie, i suoi meccanismi, quale immaginario chiaro e schema evidente atto a rendere visivo quel concetto di lavorio interno ed esplicitazione esterno strettamente connesso agli automatismi sincopati della società contemporanea.

Su questo preciso concetto si intersecano i progetti di Jessica Iapino, Bring me back­_ high, e Angelo Bellobono, chistoèupaesedeusole, contribuendo ad indagare rispettivamente gli stati di impotenza del corpo da una parte e gli stati di reazione psichica, e poi motoria, dall’altra.

Bellobono e Iapino rappresentano l’esatta suddivisione e contrapposizione di elementi tra essi complementari, che in qualche modo danno vita a qualcosa di nuovo e funzionante.

Distacco del corpo e reazione della mente sono l’unione di morte e vita, quali matrici di sofferenza, sforzo come esperienza di movimento, reazione, ingegno e compensazione mentale come pensiero-nutrimento, pensiero-sopravvivenza.

Distacco dal corpo per indagarne i particolari, confonderne i sessi, scrutarlo nel preciso momento dell’immobilità, dell’impotenza e della speranza; scoprirne i limiti epidermici, sottolinearne la carnalità e la fragile potenza muscolare che si contrappone all’immateriale reazione della mente che, distaccandosi, ne compensa le limitazioni.

Iapino rappresenta la fase iniziale di un processo di separazione da una parte e indagine dall’altra, atto al raggiungimento dell’obiettivo-equilibrio-benessere a cui tenta di arrivare il progetto Bellobono per mezzo di concetti quali affaticamento e sforzo fisico nella metafora dell’atto migratorio come impegno fisico teso al raggiungimento di condizioni di vita migliori.

Equilibri come passaggi continui tra consistenze e inconsistenze, tra corpi la cui natura viene intuita, causa un processo di dispersione nel caso dei soggetti-cavie di Iapino, e corpi che al contrario vengono sfrontatamente mostrati nel momento della loro più carnale umanità del sudare, come in quelli di Bellobono.

Bring me back_high è il primo distacco, una preghiera a cui affidiamo l’esperienza futura e grazie alla quale avviene il commiato dalla vita; è la riflessone sullo specifico significato di impotenza e sulla scissione al termine potenza, inteso nei tre sinonimi di influenza, autorità e prestigio, allo stesso modo in cui utilizziamo il concetto etimologico di endogenia: endon (dentro) e genìa da gennao (generare).

Rottura, quindi, quale incapacità di svolgere una determinata funzione correttamente, concentrando il discorso sul concetto di distacco corporeo come esatta alienazione dell’impulso mentale da esso, circoscrivendolo nell’ipotesi di un automatismo dualistico atto a regolare un canonico equilibrio umano da tutelare. Concetto, questo, tradotto iconograficamente dalla scelta nei video di due personaggi, due sessi, due entità opposte di cui non se ne distingue la natura diversificante, causa una realtà corporea frammentata che perde simmetria in un sentimento esanime, scoraggiato e disilluso.

Quindi impotenza, non solo deficit legato ad una malattia, ma grado con cui si sviluppa un qualsiasi tipo di partecipazione personale da cui si determinano ruoli, relazioni, atteggiamenti, stati, e rottura come processo reattivo nel significato di opposizione anche nel caso di una volontà implosa.

Malattia. Adattamento. Equilibrio.

Là dove c’è uno squilibrio nasce lo sforzo di trovarne un altro e la giunzione è nell’esatto scatto tra il precedente e il successivo nel quale si crea una condizione di incertezza, non conoscenza, paura.

Parlare di equilibri mi spinge a toccare termini come evoluzione e involuzione; concetti apparentemente diversi, ma che nascono da un approccio conforme, in quanto dichiarazioni di stati, l’uno migliorativo, l’altro peggiorativo; partecipazioni energiche, specie nell’involuzione per il desiderio di raggiungere un nuovo stato di grazia, e l’obiettivo comune è la consapevolezza o rassegnazione di essere giunti ad una condizione, nuova.

La malattia è lo stato di involuzione di un corpo impotente, il malfunzionamento di un organo bloccato nel suo stato di infermità; in questo caso viene indagata come grande sforzo e freno di una civiltà progressiva, occasione di movimento rallentato, d’invasione, in quanto elemento estraneo nel riconosciuto equilibrio sociale, ma soprattutto incontrollata realtà occultata da una facciata a luce intermittente.

Bring me back_High, riportami indietro o portami in alto, è una preghiera, un’invocazione, un’ingiunzione o comunque una volontà; una richiesta ibrida, incompleta, poco chiara, ma cosciente di un’evoluzione da apportare e di una simmetria da ritrovare.

Una chiesa-non chiesa metafora di vita-non vita; involuzione perché non più consacrata (e quindi impotente), evoluzione perché di un altro fascino, lo stesso che ne impedisce l’utilizzo originario, ma che ne conserva la memoria in quanto legata ad un immaginario riconosciuto.

È questa utilità altra che stimola l’interesse di un progetto che vuole in qualche modo discutere su come la malattia determina una forte spinta al sistema psicologico, evolutiva o involutiva, conseguentemente risolutiva o peggiorativa.

Il lettino di autopsia, al quale l’artista applica delle modifiche per farlo apparire oggetto di design, è l’ironica alcova sulla quale si consuma l’unione di vita e morte; sulla quale si logora l’agonia degli attori dei video; catalizzatore, elemento mediano, capro espiatorio sul quale confluire riflessioni, paure, punti di vista e pavida giunzione da uno stato all’altro.

Autopsia ad un feretro vivente.

Modo di essere e di vivere, situazione, disposizione, condizione economica e di salute, posizione e classe sociale, ceto, categoria, status, estrazione, grado, professione e certificato.

Termini che definiscono un equilibrio successivo ad un’attività esercitata più o meno intensamente.

Da qui al benessere, tramite un processo di adattamento.

Ad alta digeribilità è spinto concettualmente su quel binomio di impulso celebrale e impulso motorio come meccanica comunicazione tra termini strettamente legati l’uno all’altro in una poetica direttamente connessa allo sviluppo, al benessere. È da qualche anno infatti che la parola wellbeing è entrata ad arricchire le terminologie dei centri in cui si pratica attività psico-fisica (fitness center, wellness center e wellbeing center), con l’intento di ampliare un approccio e un rapporto globale con la nostra coscienza psico-motoria armonizzando il rapporto con noi stessi e con gli altri. Tutto è connesso ad un tenore di vita il cui fine è il mantenimento di un riconosciuto stato di grazia al quale si connettono diete e comportamenti.

Ad alta digeribilità nasce esattamente da un esempio quale il cibo, l’alimentazione, prendendo in esame l’idea, il simbolo o il format che il latte nella fattispecie rappresenta. È tra gli alimenti più semplici, ma anche più importanti della dieta italiana, tuttavia, se non tollerato, contrasta quello che è l’obiettivo wellbeing; quindi viene “riprogettato” in modalità digeribile per permetterne l’assunzione a soggetti non tolleranti e concedere anche ad essi il beneficio, o almeno l’immagine, della grazia.

Mi interessa mettere in evidenza tutta una serie di esempi in cui l’idea di equilibrio sottostà ad uno squilibrio di pesi e di forze legate a modi di vivere, dimostrando in qualche modo che il beneficio deriva comunque da un malessere o per lo meno da un maggiore sforzo di qualcun altro, ciò spiega la volontà di prendere in esame il concetto che può trattenere un alimento come il latte; essendo esso un alimento ritenuto fondamentale, lì dove si presenta una difficoltà digestiva, ecco che ne viene introdotto un tipo differente che ne riequilibrerà il consumo. Ma qui ne nasce solo un’immagine, in quanto sappiamo benissimo che le qualità di questa tipologia sono assolutamente diverse da quelle originali.

Ma il Wellbeing è l’obiettivo di vita dell’uomo, un obiettivo da perseguire con ogni mezzo, lecito e non, spesso a scapito di immense fette di popolazione e territori.

Cannibalismo contemporaneo.

La civiltà contemporanea vanta metodi democratici, auspica pulizie urbane, come dimostrano gli ultimissimi fatti di cronaca legati all’allontanamento di lavavetri e prostituzione, con un approccio da “occhio non vedere cuore non duole”, ma tuttavia sappiamo benissimo che fanno parte di un meccanismo prettamente estetico atto a celare quelli che sono i più articolati problemi legati a questi argomenti, quali sfruttamento e immigrazione.

Il contributo performativo di Angelo Bellobono provvede a lanciare un messaggio esplicito scatenando un immaginario ironicamente drammatico, alimentando quella che può essere una reazione ad una estetica di forte sarcasmo. Il lavoro di Bellobono si pone in netta contraddizione di argomenti come nel caso di Body Life Program in cui analizzava l’aspetto doppio e contrastante dell’allenamento dei marines fatto per prepararsi alla guerra e divenuto di gran moda nei centri fitness; c’è un sarcasmo di fondo alimentato, non da un immaginario inventato, ipotizzato, ma esattamente estrapolato da quelle che sono le reali contraddizioni della realtà contemporanea. Un gruppo di immigrati, nascosti in un budello di grotte, che faticano su attrezzature sportive di ultima generazione per azionare la scritta luminosa esterna “chissèupaesedusole”, è l’immagine assurda con la quale lo spettatore viene invitato a visionare l’interno del grande macchinario del contemporaneo dove si eroga l’energia che alimenta i nostri stati di esistenza, in un percorso sottratto alla vista di molti per creare il forte contrapporsi di elementi iper-esposti ed iper-occultati.

L’Italia è il paese del sole per molti; per gli immigrati che sbarcano sulle nostre isole con la speranzosa visione di una vita futura migliore; in qualche modo rappresentanti, ma più che altro contrappeso di un eccessivo benessere, arrivano in Italia per fare quei lavori che nessuno più compie, pompando energie utili al nostro sviluppo e al nostro stato di wellbeing e la contraddizione sta proprio in questo faticare su attrezzature sportive di ultima generazione sulle quali, al contrario, noi tonifichiamo il corpo a scopo di relax.

chissèupaesedusole è il training collettivo di uomini che sudano lungo il percorso che giunge al miglioramento della propria esistenza e i tre video della serie Temporary runner sparsi nello spazio, sono l’utopico viaggio verso il benessere soggettivo su di un territorio calpestato che si ripete in un cerchio di mappe che si sovrappongono nell’alternanza termica del congelamento. L’immagine dell’omino decorticato non come immagine negativa, ma positiva predisposizione al movimento, al viaggio, alla meccanica prettamente motoria, strategica, attitudinale come risposta agli stimoli esterni e alle necessità psichiche, fisiche, politiche e sociali in piena coerenza con le scelte stilistico-concettuali di tutto il suo percorso professionale.

Lo stato wellbeing si determina nello scatto che la mente produce per reintegrare quelle che sono le mancanze di una vita a rischio di sofferenze, è l’esatta intelligenza della personale “memoria muscolare” come lotta all’ipertrofia concettuale e alla stasi come immobilità. Da qui alla grande esperienza di Oscar Pistorius che smentisce di gran lunga la vecchia e aberrante frase mens sana in corpore sano, sostituita da una più attiva corpore sano in mens sana proprio per questa fantastica reazione (senza escludere ovviamente l’aiuto della tecnologia) della mente sul corpo e come il corpo stesso, dopo il periodo di menomazione e di impotenza, riacquista talmente forza da preoccupare le prestazioni degli atleti normodotati, ai quali non ci resta che consigliar loro, vestendo per un attimo i panni di preparatori atletici, di amputare le gambe per beneficiare delle protesi.

Autocannibalismo.

L’impotenza del corpo, la reazione della mente, la super-reazione del corpo.

Il doping.

Estremamente contemporaneo, il doping è il sinonimo sportivo di mal nutrimento del corpo a scopo illusoriamente benefico; viene acquisito per migliorare le prestazioni sportive, operando esattamente su quella che è l’emotività psichica di un’atleta. È interessante inserire questo argomento come attualissima metafora di malnutrimento del corpo legato soprattutto a quelle diete palliative che spingono il soggetto a percorsi alimentari troppo rigidi che mirano non all’integrazione della massa muscolare, ma al suo indebolimento: strada più corta per giungere ad un aspetto estetico gradevole, ma la più lunga per la salute vera e propria. In questo caso trattiamo un argomento come il doping come super-reazione della mente, operazione sulla sua eccitabile suscettibilità che in potenza rimedia allo squilibrio delle prestazioni del corpo.

La performance discute quindi di equilibri sociali che decadono in stabilità relative quando insorge uno squilibrio: la paradossale scena di un mondo fatto di benessere, salute e sole contrapposto ad un altro fatto di pericolosissimi viaggi in mare, malattie e problemi politici.

In questo senso Bellobono utilizza la metafora del corpo, come complesso meccanismo all’interno del quale si regolano le principali e funzioni biologiche; viene sezionato per scrutarne appunto i movimenti, le meccaniche più recondite e dedurne l’importanza vitale.

Un corpo fermo appare immobile, fisso, ma all’interno ci sono meccanismi biologici assai complessi che regolano questo stato; allo stesso modo avviene nella società contemporanea in cui tutto appare regolato da sistemi funzionanti, all’interno dei quali rimangono occultati quelli più complessi che spesso lasciano riflettere sulla liceità o meno delle azioni.

 

Alessandro Facente

SCREENINGS

2009 CO.CO.CO. Como Contemporary Contest, Palazzo Volpi, Como – Italia

 

2009 “ADRENALINA” – Ex Mercato Ebraico del Pesce, Roma – Italia

 

2008 “bring me back_HIGH” L’UNION Arte Contemporanea / Fondazione VOLUME!, a cura di Alessandro Facente Magazzino Le Gallinelle – ex convento, Roma – Italia

2008 ViDea 2 Teatro Industri e CEDAV Centro Documentazione Arti Visive, Grosseto – Italia

2008 OPTICA FESTIVAL GIJON canditato al Optica Award 2008 per Artisti Indipendenti Gijòn – Spagna

2008 OPTICA FESTIVAL MADRID canditato al Optica Award 2008 per Artisti Indipendenti Madrid – Spagna

2008 OPTICA FESTIVAL PARIS canditato al Optica Award 2008 per Artisti Indipendenti “Nuit Blanche”, Parigi – Francia

2008 Project 59 seconds 59. Last Chance II – School of Art and Art History Universty of Iowa
, Iowa City, Iowa (USA)

 

2008 ViDea 2 – videoart al femminile FraC Fondo Regionale d’Arte Contemporanea, Baronissi (SA) – Italia

2008 Project 59 seconds 58. Last Chance I – LA SALLE Chateau Lassalle, 32290 Aignan – Francia

2008 Project 59 seconds 56. SCHAURAUM – Kulturverein Provisorium Heiligkreuzstrasse 4, Nürtingen – Germania

 

2008 Project 59 seconds Landmark – Bergen Kunsthall Rasmus Meyers allè 5, Bergen – Norvegia

2008 ViDea 2 – videoart al femminile Università di Ferrara, Ferrara – Italia

2008 ViDea 2 – videoart al femminile Palazzo di San Galgano, Siena – Italia